Il digiuno può salvare la vita: tra saggezza millenaria e nuova terapia
“Mangiare e digiunare sono strettamente legati fra loro, come il sonno e la veglia, l’inspirazione e l’espirazione, sono due facce della stessa medaglia.
Il nostro ritmo vitale naturale comprende entrambi i poli e noi viviamo in un continuo alternarsi tra periodi in cui ci nutriamo e periodi in cui digiuniamo, solo la durata è variabile, non il fatto in sé” R. Dahlke
Col progredire della “civiltà” questa verità è stata dimenticata, accorciando i periodi di digiuno. L’offerta alimentare è diventata, nei paesi “civilizzati”, sempre più abbondante e disponibile in ogni momento.
Molto tempo fa, quando l’uomo doveva affrontare più direttamente la Natura, era normale fronteggiare periodi di digiuno forzato o più propriamente, di carestia.
Il “progresso” ha ridotto i periodi di digiuno; il declino della antiche religioni ha posto fine all’antichissima tradizione del digiuno come pratica legata al culto.
Digiuno nelle religioni
“Il digiuno è per il mondo interiore ciò che gli occhi sono per il mondo esteriore” Gandhi
Nella storia delle religioni abbiamo numerosi esempi che evidenziano il ruolo fondamentale attribuito al digiuno per far evolvere il corpo e l’anima.
Nell’antico Egitto, in Messico, in Grecia e in Persia era consuetudine prepararsi alle festività religiose digiunando.
È praticamente certo che i fondatori delle grandi religioni (Mosè, Gesù, Maometto, Buddha) abbiano avuto esperienze molto intense col digiuno e siano giunti ad intuizioni fondamentali in questi periodi di raccoglimento.
Oggi il digiuno, come altri contenuti delle religioni, ha perso quasi del tutto il suo significato o è stato “riformato” fino quasi a scomparire.
Perfino nei paesi buddisti, dove il digiuno è sopravvissuto in alcuni monasteri, si trovano nei menù locali, sotto la voce “Pietanze dei monaci durante il digiuno” piatti decisamente gustosi e nutrienti.
Nell’Islam è ancora praticata la regola secondo cui i pellegrini devono digiunare per qualche giorno durante il viaggio di andata e ritorno dalla Mecca. Tuttavia in tutto il mondo Islamico, durante il periodo di Ramadan, non viene più praticato un digiuno completo, ma si osserva la rinuncia a cibi e bevande solo durante il giorno e si consuma più cibo la sera.
Il digiuno cristiano, profondamente connesso alle radici di questa religione e che ha segnato molte sue circostanze caratteristiche, è oggi ridotto ad una pratica che ha del farsesco. Si parla ancora di digiuno, ma di fatto non lo si osserva più se non in forme a dir poco “edulcorate”.
Ancora oggi, in Austria, esistono pietanze a base di farinacei molto caloriche che godono dell’appellativo di “quaresimali “.
Digiuno nella storia
Nell’antica Grecia, il digiuno era praticato per stimolare l’intelligenza.
Il matematico Pitagora, (VI secolo a.C.) prima di superare gli esami della Scuola di Alessandria, digiunò quaranta giorni. Dopo aver fondato la sua scuola, chiese ai suoi discepoli di fare la stessa cosa.
Qualche secolo dopo Socrate e Platone, digiunavano per incrementare la lucidità e il furore filosofico.
In tempi più recenti fu Gandhi che nel XX secolo, portò il digiuno all’attenzione tramite la comunicazione di massa: quando fu assassinato all’età di 78 anni il suo corpo aveva la salute di un quarantenne.
Ancora oggi vi sono popoli che digiunano periodicamente: gli Hunza sulle montagne dell’Himalaya alla fine dell’inverno non hanno più provviste e digiunan , dimagriscono, si disintossicano (tutti gli anni!!!) e vivono più di cent’anni.
PERCHÈ DIGIUNARE OGGI
“Nei Paesi industrializzati c’è un eccesso di cibo e una carenza di contenuti spirituali, nei Paesi poveri è vero spesso il contrario; partendo dal sovrappeso si possono evidenziare alcuni problemi del nostro tempo: da noi, la fame di contenuti spirituali presente oggi come in passato in mancanza del relativo cibo viene “saziata “ con oggetti materiali fra i quali il cibo è ampiamente presente”. Dahlke
È in considerazione di questo che la prima caratteristica di un digiuno è che deve essere scelto consapevolmente.
Se si vivesse il digiuno come una “terapia della privazione” avremmo gli stessi scarsi risultati che si hanno nella terapia delle dipendenze.
A CHI È UTILE IL DIGIUNO
Premessa.
Utilizzare il digiuno solo come terapia sintomatica è un vero peccato. Esso è ancora oggi un esercizio spirituale che porta ad una consapevolezza superiore.
In primo luogo è utile ai pazienti che presentano sovrappeso: soprattutto a questi è possibile applicare, con la gradualità necessaria, un digiuno protratto per un tempo corretto che sarà diverso per ognuno.
Se si riscoprisse il periodo tradizionale del digiuno cristiano (cominciando con moderazione) e venisse rivivificato, si potrebbe arrivare alla riduzione (taluni autori parlano di scomparsa) delle “malattie da civiltà” come diabete di tipo II, malattie cardiovascolari, malattie reumatiche, gotta, disturbi gastrici, disturbi intestinali, disturbi epatici, ulcera duodenale, ma anche delle malattie della pelle, malattie respiratorie, cefalee.
Il digiuno (in questo contesto mi riferisco al digiuno idrico) è l’astensione assoluta da qualsiasi cibo: il nutrimento deriva unicamente dall’acqua che deve essere leggera e oligominerale. È solo con queste caratteristiche e in queste condizioni che si può veramente parlare di digiuno.
È la forma più potente di reset dell’organismo poiché con questo grado di astensione dal cibo permettiamo al nostro corpo di entrare in modalità “protettiva e ripulente” con risultati straordinari.
“Il digiuno fa paura” inizia cosi il primo capitolo del libro sul digiuno del Dr.Massimo Melelli Roia, grande esperto di questa pratica.
È vero, il digiuno fa paura.
Nonostante sia chiaro che le malattie non sono sparite da quando (una parte) della popolazione mondiale non ha problemi di approvvigionamento alimentare, digiunare continua a fare paura.
Siamo nell’era del troppo: troppo cibo, troppi farmaci, troppa informazione. Pensare ad una pratica chE“toglie” è vissuto come punitivo, innaturale, improponibile.
Benchè la tavola ne abbia uccisi e continui ad ucciderne più della spada, si preferisce mangiare piuttosto che digiunare.
Nel 1991 a Montecitorio si tenne un convegno dal titolo “Digiuno: come salvarsi la vita” a cui parteciparono esperti di digiuno provenienti da tutto il mondo.
Io ho avuto la fortuna di poter leggere gli atti di quel convegno (introvabili in Italia) in Francia durante il mio digiuno di 11 giorni nel 2015 presso il Centre Nature et Vie allora gestito da Desirè Mèrien, tra i relatori del convegno.
Una mole di dati, esperienze, testimonianze veramente incredibile di cui nessuna delle molte persone da me interrogate in proposito aveva mai sentito parlare!
Proporre il digiuno come strumento di prevenzione, cura, ma anche di ringiovanimento nell’era dei fast food e del piacere poco incline alla rinuncia, può apparire una privazione eccessivamente rigida.
In realtà molti studi sono stati in grado di dimostrare che il corpo possiede i mezzi per rigenerarsi: la vita cellulare è dinamica, si rinnova costantemente e il digiuno stimola questo rinnovamento.
Il digiuno, effettuato lontano dallo stress e in assoluto riposo, permette all’organismo di digerire ed eliminare le proprie tossine, le proprie cellule e tessuti danneggiati, dando luogo ad un effetto di profonda disintossicazione e ringiovanimento .
Ma cosa accade quando si sospende l’alimentazione? Digiunare è pratica conosciuta in natura: il letargo ne è l’esempio estremo. Il digiuno però non è un fenomeno innaturale, tutti gli animali digiunano quando sono ammalati. Il nostro corpo ha la capacità di mettere in atto una serie di cambiamenti funzionali per poter affrontare la carenza di cibo che sono più efficienti e numerosi di quelli necessari per fronteggiare un eccesso di cibo.
CONTROINDICAZIONI AL DIGIUNO
Le controindicazioni al digiuno sono:
- Età inferiore a 18 anni
- Gravidanza
- Allattamento
- I.M.C. (indice di massa corporea) inferiore a 18, stati di cachessia, ipertiroidismo, tubercolosi disseminata, anoressia
- Disturbi psichici in fase attiva di scompenso; psicosi, schizofrenia
- Ogni caso va accuratamente esaminato da un medico esperto di digiuno
FISIOLOGIA DEL DIGIUNO IDRICO
Nelle ore successive all’inizio del digiuno l’organismo attinge alle riserve di lipidi contenute negli adipociti e ai carboidrati ricavati dalle riserve di zucchero (glicogeno) conservate nel fegato e nei muscoli (energia prontamente disponibile).
Ma nel giro di massimo 24 ore il glicogeno giunge ad esaurimento: come si attrezza l’organismo per fronteggiare la mancanza della maggiore fonte di energia in condizioni normali? Dal momento che il glucosio è indispensabile per qualunque tipo di produzione energetica, occorre un cambiamento funzionale.
Dal momento che il grasso non può essere trasformato in glucosio, l’organismo percorre un’altra strada per avere a disposizione il carburante necessario alle sue funzioni vitali. Vengono utilizzati i depositi di grasso, che si scindono in ac. grassi (che esiteranno nella produzione di corpi chetonici) e glicerolo da cui il corpo riesce a produrre molecole di glucosio.
Riconosciamo due fasi.
Nei primi giorni di digiuno l’organismo sintetizza il glucosio a partire da proteine (neo glucogenesi): strutture proteiche mobilizzabili (le strutture proteiche più nobili non vengono mai utilizzate) sono trasformate in glucosio per nutrire il cervello.
Man mano che il digiuno avanza, il cervello si abitua a utilizzare quelli che sono detti corpi chetonici.
A questo punto la maggior parte dell’energia necessaria al digiunante proviene dalla combustione di grassi e corpi chetonici. La combustione dei grassi continua a liberare molecole di glicerolo che si trasformano in glucosio e ciò permette di mantenere una glicemia stabile al limite inferiore della norma.
La sintesi delle proteine è assicurata dal riciclaggio delle proteine esistenti: capelli e unghie continuano a crescere, le cellule della pelle si rinnovano, ma in generale la cellula non è più in modalità di “riproduzione”.
Quando si avrà la ripresa alimentare, dopo il digiuno, tutte le strutture proteiche saranno ricostruite, un po’ come le foglie degli alberi che rispuntano a primavera.
Tale cambiamento di combustibile (passare dall’utilizzo del glucosio a quello del grasso) da parte del nostro cervello riduce la necessità di produrre glucosio dagli aminoacidi con l’avanzare del digiuno.
È questo nuovo equilibrio energetico che permette di sostenere anche digiuni di molte settimane nelle giuste condizioni.
Si può dire che quanto maggiore è la durata del digiuno tanto maggiore sarà la percentuale di grassi utilizzati per mantenere il corpo in vita ed in efficienza.
Wilhelm di Toledo, membro dell’associazione per lo studio del digiuno terapeutico, nel libro “L’art de jeûner “spiega che nelle prime fasi del digiuno vengono utilizzate proteine a provenienza epatica, renale e intestinale. Essendo il tubo digerente a riposo, le proteine provenienti dal suo rivestimento epiteliale, possono essere catabolizzate (utilizzate) senza alcun danno. Al prolungarsi del digiuno vengono utilizzate anche altri tipi di proteine, senza MAI e sottolineo MAI toccare quelle del muscolo cardiaco.
Oltre a questo utilizzo di strutture “macroscopiche“ ne esiste uno che si verifica in tutti i tessuti.
Nicole Boudreau, autrice del libro “Il Digiuno per la propria salute” ha studiato i meccanismi di rinnovamento attraverso l’autodigestione che permettono alle cellule di rinnovarsi eliminando le loro parti deteriorate e vecchie.
Si spiega così il rinnovamento che avviene nell’organismo: il digiuno porta ad eliminare le parti più vecchie e danneggiate.
In pratica si perderanno cellule e componenti extracellulari “sacrificabili” che, riducendosi, porteranno verso una ottimizzazione della composizione interna e un rinnovamento.
IL DIGIUNO AI GIORNI NOSTRI, LE TANTE FORME DI DIGIUNO
I lavori scientifici e le pubblicazioni sul digiuno e sulla restrizione calorica sono ormai innumerevoli e sempre più spesso condotti con rigore scientifico.
Una mole di dati non è conosciuta per motivi linguistici (in Russia esistono molti dati che nessuno ha mai tradotto).
Sicuramente è entrato a far parte del pensiero comune che prendere delle pause nell’assunzione di cibo ha vantaggi sulla salute, induce la riparazione cellulare, combatte l’infiammazione e rallenta l’invecchiamento (per citarne solo alcuni).
La necessità di ridurre l’assunzione di cibo è diventata vitale per molti individui, ma anche per gli stati che non riescono a farsi carico delle spese sanitarie enormi collegate alle patologie associate e/o dovute all’obesità (diabete tipo 2- artrosi-malattie cardiovascolari- tumori- disturbi digestivi etc etc).
Il Messico ha messo la tassa sul cibo spazzatura e sulle bevande zuccherate; le aziende giapponesi scoraggiano l’aumento di peso negando dei bonus a chi si allontana dal peso ideale.
Cercano delle strategie che portino gli stessi benefici del digiuno, ma non tutti gli inconvenienti che questo comporta o può comportare sono nati (o tornati di moda) molti modi di “digiunare”.
Si distinguono due tipi di digiuno:
1 – DIGIUNO INTERMITTENTE
DINNER OR BREAKFAST CANCELING: saltare la cena o la prima colazione (oppure sostituirli con un frutto o un passato di verdure).
Certamente è una buona misura preventiva saltare il pasto successivo ad uno particolarmente abbondante o semplicemente perché non si ha fame. Se si riuscisse a ristabilire il ritmo che prevede di assumere cibo per fame sarebbe segno di una buona sintonia col nostro essere e con la Natura.
ALTERNATE DAY FASTING (Digiuno Alternato) come dice il nome si mangia un giorno e l’altro si digiuna.
DIETA DEL DIGIUNO 5/2
Si mangia normalmente per 5 giorni alla settimana e gli altri due (consecutivi o meno) si introducono 600 kcal. L’inventore di questa pratica si chiama Michael Mosley e chiama digiuno i due giorni di restrizione calorica.
GIORNI DI RIPOSO DIGESTIVO: raccomandato dai nutrizionisti di Buchinger Wilhelmi i quali consigliano uno-due giorni di riposo digestivo alla settimana usando solo un tipo di alimento (riso-frutta, patate etc). Vale anche qui il concetto della restrizione calorica: in genere l’introito si aggira intorno alle 600 kcal.
DIETA MIMA DIGIUNO brevettata da Valter Longo
Consiste in pasti studiati nei minimi particolari che vanno a costituire un kit di cinque giorni per apportare il numero minimo di calorie, proteine e tutti i nutrienti necessari. Pare che questi pasti permettano di riprodurre gli effetti del digiuno pur mangiando piccole quantità di cibo.
Una parte del gruppo del Detox Rigenerante Veganic di Capodanno 2018-19 con Michele Riefoli
SEMI DIGIUNO VEGANIC
È un programma di depurazione e rigenerazione cellulare della durata di 2-3 settimane che prevede l’adozione di una dieta ipocalorica a base strettamente vegetale personalizzata di circa 400-800 Kcal al giorno per la prima settimana, segue una lenta ripresa e rieducazione alimentare. Il programma alimentare è affiancato da attività fisica mirata ed esercizi posturali che potenziano i risultati e stimolano i partecipanti a cambiare stile di vita.
Il SemiDigiuno fa parte del Metodo Ecologia dell’Organismo® del Dott. Michele Riefoli.
Nelle ultime due edizioni (2017 e 2018) sono stata membro della sua Equipe come Direttore Sanitario dello Stage.
2 – IL DIGIUNO IDRICO PROLUNGATO
In questa pratica l’unica fonte di nutrimento è l’acqua, con particolari caratteristiche, richiede un tempo dedicato non inferiore ai 7 giorni, che è il tempo minimo per parlare propriamente di digiuno prolungato.
È la forma più potente di disintossicazione e non è consigliabile farlo da soli. L’ideale è farlo in gruppo e seguiti da professionisti esperti per affrontare le difficoltà che è normale si presentino.
Molto importante per lo svolgimento della pratica del digiuno sono la sua preparazione e il post- digiuno.
Seguire la metodica graduale indicata dall’igienista Désiré Mérien (secondo i Paliers alimentaires) permette di seguire più agevolmente il periodo di digiuno e la ripresa alimentare.
Il digiunatore prolungato va monitorato quotidianamente: sono molto importanti le buone condizioni ambientali del luogo in cui si svolge (pulito, caldo, con disponibilità di acqua adatta e servizi igienici consoni, preferibilmente a contatto con la Natura e in un luogo dove sia facile raggiungere il relax e il rivolgersi all’interno di sé).
Ribadisco e sottolineo l’importanza di avere a fianco dei professionisti che sappiano fronteggiare le problematiche che emergono.
È importante sapere cosa succede nel nostro corpo quando digiuniamo: per questo invito i partecipanti ai digiuni di gruppo che organizzo a documentarsi in modo da affrontare con maggiore consapevolezza ciò che accadrà nell’organismo durante lo stage.
Bibliografia
La terapia del digiuno N. Boudreau
I benefici del digiuno R. Dahlke
Il grande libro del digiuno R. Dahlke
Il digiuno terapeutico G. Leibold
Il digiuno come cura e prevenzione M. Melelli Roia
Il digiuno Felice : il segreto per essere più belli e più sani S. Simeone
L’art de jeûner F.Wilhelmi de Toledo
Le jeûne, une methode naturelle de santé e longevité J.P . Willem